Buone nuove per la medicina omeopatica in Italia

Siamo abituati a leggere invettive sull’omeopatia, considerata dai soloni della medicina convenzionale “placebo”, o “priva di prove di efficacia”. L’ultimo di questi attacchi è stato un articolo di Wilhelm M. e colleghi (2024) pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology, in cui si sostiene che il meccanismo d’azione del medicinale omeopatico si possa spiegare come un effetto placebo attraverso il ruolo che giocano le “aspettative del paziente”. Bene hanno fatto, con un commento, i colleghi Bernardini e Dei a evidenziare le prove che, negli ultimi anni, hanno mostrato che l’efficacia dell’omeopatia non è dovuta all’effetto placebo. È stato dimostrato che le soluzioni ultradiluite dei medicinali omeopatici contengono un numero di molecole di principio attivo dell’ordine di grandezza delle cellule del nostro organismo e che tali soluzioni inducono effetti biologici rilevanti, ascrivibili all’effetto placebo.

In questo contesto arriva una buona notizia per l’omeopatia italiana, che riguarda la diffusione di questa medicina fra la popolazione e l’opinione degli utenti. Si tratta di una nuova indagine realizzata dall’Istituto Eumetra per Omeoimprese per conoscere il livello di conoscenza e di utilizzo dell’omeopatia, il canale privilegiato per l’acquisto dei medicinali omeopatici e allo scopo del suo utilizzo, nonché il ruolo dei diversi professionisti della salute. La ricerca Scenario e consumatori di Medicinali Omeopatici 2025 si basa su un campione rappresentativo della popolazione italiana (oltre 1.400 adulti sopra i 18 anni), con 900 interviste, più altre 500 in particolare per 4 regioni: Lombardia, Veneto, Toscana e Campania.

È stato rilevato che il 98% degli italiani conosce i medicinali omeopatici e 2 italiani su 3 li hanno acquistati almeno una volta nella vita. Il 37% ne ha fatto uso nel corso dell’ultimo anno (erano circa il 20% qualche anno fa) mentre il 66% li ha utilizzati almeno una volta nel tempo. Se si considerano gli ultimi 12 mesi l’acquisto più frequente si registra in Toscana (75%). Altro dato importante è il ruolo fondamentale ricoperto dal medico e dal farmacista nella diffusione del trattamento omeopatico. Il ricorso all’omeopatia nel 44% è su prescrizione del medico di famiglia o del pediatra, mentre nel 52% dei casi è consigliato dal farmacista. Secondo l’indagine effettuata il medico di medicina generale (MMG) è la figura più indicata per fornire chiarimenti (54%), seguito dal medico esperto in omeopatia (40%) e dal farmacista (39%); mentre l’efficacia dei trattamenti (42%) e l’origine naturale dei preparati (54%) sono fondamentali nel motivare la scelta.

Chi sono gli utilizzatori dell’omeopatia in Italia? Donne tra i 35 e i 55 anni (72%), con figli (71%) che la scelgono per il trattamento di vari disturbi, influenzali e infezioni delle alte vie respiratorie (33%), per l’insonnia e disturbi da stress (28%); ma anche in prevenzione e per rafforzare il sistema immunitario (26%), per dolori muscoloscheletrici (23%) e problemi gastrointestinale (20%). Un dato importante per il futuro del mercato omeopatico è che il 35% degli italiani che non ha mai acquistato medicinali omeopatici si dichiara favorevole al loro utilizzo. Possiamo rilevare il fatto positivo che la campagna di degiurisdizionalizzazione della medicina omeopatica ha fatto presa sui cittadini che la utilizzano, convinti più dai fatti, gli effetti clinici, che dalle parole.

Il dato della grande fiducia dei pazienti nel proprio medico di famiglia si estende anche alla medicina complementare, e l’omeopatia in particolare, nella misura in cui chi questa figura è maggiormente informata su cosa sia l’omeopatia. In tono minore emerge il ruolo dell’esperto nella materia, a dimostrazione della difficoltà in momenti di crisi economica a rivolgersi a un esperto, teoricamente più competente, in ambito privato.

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