Potrebbe esserci una alterazione epigenetica, una riduzione anomala della metilazione di un gene coinvolto nella regolazione delle emozioni, alla base dei disturbi depressivi maggiori.

La tesi, recente, è promossa da ricercatori italiani del laboratorio di Genetica Medica del CDI Centro Diagnostico Italiano, del Department of Brain and behavioral Sciences dell’Università degli Studi di Pavia e dell’Unità di Bioinformatica e Genomica statistica di Auxologico IRCCS, che hanno pubblicato il loro lavoro su Biomedicines.

L’ipotesi

Ci potrebbe essere la complicità di geni e ambiente nell’insorgenza del disturbo depressivo maggiore (MDD), una condizione di salute mentale dal grave impatto sulla vita sociale della persona fino al possibile ritiro e alla difficoltà nel mantenere relazioni.

Fattori ambientali, come traumi e stress, possono peggiorare il MDD interagendo con predisposizioni genetiche, secondo il moderno concetto di epigenetica e lo stretto binomio geni-ambiente.

Si apre quindi l’ipotesi che la depressione possa essere indotta dalla riduzione anomala della metilazione (ipometilazione), un processo di modulazione dell’attività dei geni che non muta la sequenza del DNA, specificatamente a riguardo di quelli coinvolti nella regolazione delle emozioni.

Se ulteriori studi dovessero confermare questo legame, la conoscenza della patologia, invalidante e multifattoriale, si arricchirebbe di nuove preziose informazioni. Quindi l’epigenetica potrebbe aiutare a aiutare a identificare modelli, anche terapeutici, collegati alla depressione.

Lo studio

Obiettivo principale dello studio era l’analisi dei meccanismi epigenetici alla base del MDD usufruendo di sei set di dati pubblici dal Gene Expression Omnibus, per un totale di oltre 1.700 persone, fra sane e affette da patologia di cui sono stati analizzati campioni di sangue e di tessuto cerebrale.

Sono state quindi condotte due meta-analisi dei modelli di metilazione del DNA insieme a un’indagine sulle mutazioni epigenetiche stocastiche (SEM), l’accelerazione dell’età epigenetica e le epivariazioni rare: un approccio di indagine nel suo complesso innovativo.

I risultati non hanno evidenziato differenze significative nella metilazione globale tra i casi di MDD e i controlli, tuttavia concentrandosi su singole regioni di Dna è stato possibile osservare una consistente ipometilazione, cioè una riduzione del meccanismo di metilazione, vicino al gene SHF, già di interesse per la neurologia, in particolare nella malattia di Alzheimer, costantemente riscontrata anche nei casi di MDD.

La proteina SHF, codificata dal gene, espressa nel cervello, è coinvolta anche nella formazione, tra gli altri, di ippocampo, amigdala, midollo spinale e cervelletto, per lo più legati alla regolazione emotiva e ai processi neurobiologici.

Mentre le SEM hanno rivelato un carico a livello genico nella MDD, sebbene l’accelerazione dell’età epigenetica non fosse centrale per il disturbo. Inoltre, sono state identificate 51 epivariazioni rare nel tessuto sanguigno e una nel tessuto cerebrale collegate alla MDD.

In conclusione

Lo studio evidenzia il potenziale ruolo delle epivariazioni rare nella regolazione epigenetica della MDD, ma richiede ulteriori ricerche con coorti più ampie e diversificate per confermare questi risultati e avviare lo studio di adeguate strategie di intervento.

Fonte

Baldrighi GN, Cavagnola R, Calzari L et al. Investigating the epigenetic landscape of major depressive disorder: a genome-wide meta-analysis of DNA methylation data, including new Insights into stochastic epigenetic mutations and epivariations. Biomedicines, 2024, 12(10), 2181. Doi: https://doi.org/10.3390/biomedicines12102181

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