a cura di Brain&Care Group
Il 7 febbraio si celebrerà la Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo e l’11 febbraio, la Giornata Mondiale della sicurezza in Rete. Due importanti appuntamenti istituiti rispettivamente da MIUR e dalla Commissione Europea per sensibilizzare su una piaga sociale che colpisce i ragazzi in età scolare e su un uso consapevole e sicuro della Rete.
L’obiettivo, in entrambi i casi, è quello di educare giovani e adulti al fine di rafforzare le misure di prevenzione e protezione rispetto ai gravi rischi a cui oggi sono più frequentemente esposti preadolescenti e adolescenti.
Si tratta, infatti, si un fenomeno che non riguarda soltanto il benessere dei nostri figli, ma anche la loro salute mentale. «Le ripercussioni psicologiche del bullismo e del cyberbullismo sono estremamente gravi e, se non affrontate, possono trasformarsi in problemi cronici o addirittura in tratti patologici della personalità. I dati evidenziano una realtà preoccupante: la perdita di autostima, la sfiducia negli altri e l’ansia sociale non sono solo difficoltà temporanee, ma possono radicarsi nella psiche dei giovani, compromettendo il loro sviluppo emotivo e sociale», spiega Gabriele Zanardi, neuropsicologo e psicoterapeuta, responsabile dell’area neuroscienze e neuropsicologia del Gruppo Brain & Care. «Tra le conseguenze più frequenti, ci sono l’isolamento, la depressione e la paura di affrontare la vita scolastica e sociale, che possono portare a problemi più complessi, come disturbi alimentari, autolesionismo e, nei casi più gravi, pensieri suicidari. Se non si interviene in tempo, queste esperienze traumatiche possono influenzare la costruzione dell’identità, portando a tratti di personalità insicuri, dipendenti o, al contrario, iperprotettivi e diffidenti», raccomanda Zanardi.
I numeri del fenomeno
Secondo i dati dell’Osservatorio Indifesa 2024 di Terre des Hommes e OneDay, anche ripresi dal Ministero della Salute, il 65% dei giovani afferma di essere stato vittima di violenza. Tra di loro, il 63% ha subito bullismo e il 19% cyberbullismo. La percentuale di chi ha subito violenze, sia fisiche che psicologiche, raggiunge il 70% tra le ragazze e l’83% tra coloro che si identificano come non binari. Bullismo, cyberbullismo e violenze psicologiche e verbali mirano principalmente all’aspetto fisico (79%), all’orientamento sessuale (15%), alla condizione economica (11%), l’origine etnica e geografica (10,5%), l’identità di genere (9%), la disabilità (5%) e la religione (4%).
In vista della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo (7 febbraio) e della Giornata Mondiale della Sicurezza in Rete (11 febbraio), il team medico multidisciplinare di Brain&Care Group ha elaborato un decalogo di raccomandazioni rivolto a genitori, educatori e caregiver per imparare a riconoscere i segnali del disagio e proteggere i ragazzi.
Il decalogo di Brain & Care contro il bullismo
1. Mai minimizzare il problema. Non commettiamo l’errore di minimizzare il bullismo come un’esperienza “formativa” o inevitabile, perché questo banalizza il dolore delle vittime e legittima la prevaricazione.
2. Responsabilizzare genitori e insegnanti. La prevenzione del bullismo non è una responsabilità solo dei giovani, ma anche degli adulti che li guidano. È fondamentale offrire formazione specifica per aiutarli a riconoscere i segnali, intervenire in modo efficace e creare ambienti sicuri.
3. Riflettere a fondo sulle dinamiche familiari. Riflettere sulle cause meno visibili, radicate in dinamiche sociali, familiari e culturali. Un’eccessiva protezione da parte dei genitori, per esempio, può privare i bambini della possibilità di sviluppare le competenze per affrontare difficoltà sociali, rendendoli più vulnerabili.
4. Monitorare la violenza in famiglia.Chi è esposto a contesti familiari violenti o disfunzionali, sia come vittima che come spettatore, ha una maggiore probabilità di essere coinvolto in situazioni di bullismo, come aggressore o vittima. teniamo dunque monitorati i comportamenti dell’intera famiglia.
5. Fare attenzione ai primi segnali di disagio. Cambiamenti comportamentali o fisici repentini come lesioni, riluttanza a frequentare la scuola, calo del rendimento, ma anche ansia o disagio quando ci si approccia allo smartphone o il non volere più accedere ai Social sono segnali che ci devono mettere in guardia.
6. Incoraggiare l’intelligenza emotiva. Aiutare i giovani a riconoscere, gestire e comunicare le proprie emozioni in modo sano è una chiave per ridurre i comportamenti aggressivi e migliorare le relazioni.
7. Creare spazi sicuri per il dialogo. Dare ai ragazzi l’opportunità di parlare apertamente delle loro esperienze, sia positive che negative, è un passo cruciale per prevenire il bullismo. È importante creare un clima di fiducia grazie al quale le vittime si possano sentire ascoltate e protette.
8. Promuovere la cultura dell’inclusione. Favorire la comprensione e l’accettazione delle differenze, che si tratti di genere, orientamento sessuale, etnia o abilità, è essenziale per prevenire il bullismo. Le scuole e le famiglie dovrebbero lavorare insieme per promuovere una cultura dell’inclusione.
9. Lavorare insieme sulle fragilità. La fragilità individuale delle vittime le fa percepire come diverse dal gruppo, con il rischio di diventare bersagli. Non colpevolizziamo i ragazzi fragili, ma affrontiamo insieme questo lavoro sulle fragilità anche in chiave preventiva, con l’aiuto di uno specialista.
10. Dare un supporto adeguato alle vittime. Le vittime diventeranno bulli?Alcune vittime, se il trauma non viene elaborato, possono sviluppare meccanismi di difesa disfunzionali, come l’aggressività o la tendenza a prevaricare sugli altri, diventando a loro volta bulli. Fondamentale, rivolgersi ad uno specialista perché in assenza del supporto adeguato, il dolore e la rabbia possono trasformarsi in una forma di potere distorto.