Vitamina D, Vitamina K2, Magnesio, approcci di medicina integrata in ambito oncologico, il duodeno e il suo ruolo nell’insorgenza di reflusso gastrico ed altre patologie gastroenteriche. Tematiche di grande attualità, al centro dei lavori del Congresso Nazionale Herboplanet, organizzato a Milano (5 Aprile 2025), in occasione del 25° anniversario dell’Azienda.
Vitamina D (Vit. D)
In poco più di un ventennio l’interesse verso questa vitamina è esploso. Lo testimoniano il numero di pubblicazione, eppure l’argomento e le. criticità sull’utilizzo di questa sostanze per il benessere dell’intero organismo, restano dibattute, mentre permangano ancora falsi convincimenti, come il contributo esclusivo della Vit. D, nel rafforzamento scheletrico, la sua tossicità o la necessità di assumerla in combinazione con la Vitamina K2 per evitare la deposizione delle calcificazioni dovute alla stessa Vit. D.
Facciamo dunque chiarezza su dosaggi, tossicità e ambiti di efficacia:
– Assunzione, storage e dosaggi. È possibile assumere Vit. D tramite il cibo, in misura minore, da alimenti prevalentemente grassi, quali alcuni pesci (salmone, tonno, sgombro, aringhe, pesce spada, anguilla), uova, latte e derivati (latte intero, formaggi grassi, yogurt intero, feta), olio di fegato di merluzzo fra i principali. La fonte primaria di immagazzinamento di Vit. D è legata all’esposizione solare, ai raggi UVB, ovvero raggi corti presenti sulla terra solo nei mesi più caldi (giugno-settembre). Infine una minima parte di Vit. D viene prodotta da alcune cellule, tra queste cellule del sistema immunitario, cheratinociti, enterociti, cellule prostatiche, mammarie, endometriali e cervicali. L’assunzione massima di Vit. D, raccomandata dalle Linee guida dell’Endocrine Society, prevedono un apporto di 2 mila U.I. da 0 a 12 mesi, di 4 mila U.I. da 1 a 18 anni, di 10 mila U.I. in età >18 anni, di 10 mila U.I. in gravidanza e allattamento in donne con più di 18 anni.
In Italia, l’assunzione di Vit. D è ritenuta carente quando presente a livelli inferiori a 20 ng/mL, insufficiente in corrispondenza di valori da 21 a 30 ng/mL, sufficienti se inclusa in un range da 31 a 100 ng/mL.
La misurazione del paratormone consente di valutare il buon assorbimento di Vit. D allo stato dell’arte e in caso di supplementazione in cui si osserva anche un aumento dei livelli di calcio nell’intestino ricordando che essa viene dapprima idrossilata a 25-idrossivitamina D (25D), principalmente nel fegato, dagli enzimi citocromo P450 CYP27a1 e CYP2r1 idrossilasi e poi modificata dal 25-idrossivitamina D-1-α-idrossilasi (CYP27B1), nel rene soprattutto, per generare la forma bioattiva del 1,25-diidrossivitamina D (1,25D). L’ipovitaminosi può, invece, essere determinata da alcune condizioni cliniche come obesità che sequestra parte della Vit. D nel tessuto adiposo, e da alcune patologia tra cui insufficienza epatica, nefropatie (Insufficienza Renale Cronica e sindrome nefrosica), malassorbimento (celiachia, morbo di Chron, malattia di Whipple, fibrosi cistica, pancreatinopatie), disordini genetici (mutazione dei geni codificanti 1-alafaidrossilasi dei recettori della Vit. D e dell’FGF23), disordini acquisiti (produzione ectoptica neoplastica di FGF23, iperparatiroidismo-tiroidismo, sarcoidosi, tubercolosi, linfomi), farmaci come antiepilettici, glucocorticoidi, iperico, statine, rifampicina, ecc..
– Tossicità. È estremamente rara. Ciò perchè il colecalciferolo ha un’emivita di 12-18 ore, mentre l’1-25(OH2)calciferolo è di 12-15 ore e non viene depositati nei tessuti. Inoltre il processo di 1-α-idrossilazione a livello renale è limitato, garantendo protezione da una eventuale intossicazione. In genere qualora si manifesti, l’intossicazione è dipendente da livelli superiori a 200 ng/mL per lunghi periodi ed è associata a sintomi sfumati come diminuzione dell’appetito, lieve perdita di peso, aumento della diuresi, rare aritmie, ipercalcemie e iperfosfatemia.
– Pato-fisiologia della Vit. D. Contribuisce alla regolazione di calcio, magnesio, fosforo (digiuno e ileo), e del metabolismo osseo (Osteoporosi). Regola la produzione e la sensibilità all’insulina (diabete), la crescita cellulare e l’angiogenesi, ad esempio in malattie immunitarie e cancro, favorisce il controllo del sistema renina- angiotensina e inibisce la proliferazione della muscolatura liscia vascolare con arresto della calcificazione vascolare, tipica di ipertensione e malattie cardiovascolari. Promuove, inoltre, l’aumento della sintesi proteica e del numero e delle dimensioni delle fibre muscolari di tipo 2, tra le azioni principali.
– Associazione con specifiche patologie. La Vit. D sembra avere un legame con il sistema immunitario nel quale, ad esempio, stimola la differenziazione della cellula da monocita a macrofago, svolgendo insieme alle Natural Killer ed ai Linfociti T citotossici, un ruolo fondamentale nell’iniziale risposta immunitaria non-specifica verso organismo patogeni o danno tissutale. Agisce sulla generazione dei linfociti T-regolatori nell’autoimmunità e nel rigetto dei trapianti, controlla il meccanismo regolatore dell’espressione dei recettori TLR (Toll Like Receptor). Ma sembra esistere una relazione anche tra carenza di Vit. D e malattie cardiovascolari, ovvero nello squilibrio tra le citochine antiinfiammatorie e proinfiammatorie, in cui avrebbe effetti sulla riduzione dell’attività di TNF-kB (nuclear factor kappa-light-chain-enhancer of activated B cells) aumentando la produzione di IL(interluchina)-10 a fronte della diminuzione di IL-6, IL-1, l’interferone y e il TNF α.
Vitamina K2 (menachinone 4) (MK-4)
Vit. D e K2 agiscono in sinergia per garantire il benessere delle ossa e del sistema cardiovascolare, ma non necessariamente vanno assunte in associazione. La K2 ha un ruolo importante, è coinvolta ad esempio nel trasporto di calcio, nella prevenzione della deposizione di calcio nel rivestimento delle pareti dei vasi sanguigni, contribuendo a migliorare la densità ossea. Si trova in burro, tuorli d’uova, strutto e alimenti di origine animale, ma può svilupparsi anche dalla sintesi di batteri nel tratto intestinale, tuttavia poco assorbita negli esseri umani in questa forma, e infine tramite supplementazione.
– I dosaggi: il fabbisogno giornaliero raccomandato è di 90µgm/die per le donne e di 120µgm/die per gli uomini e la carenza dovuta a sanguinamento, è piuttosto rara e specifica del neonato, mentre un efficace indicatore di livello è rappresentato dalla misura dell’osteocalcina non carbossilata, considerata ad esempio un marker importante per la frattura dell’anca, e di GLa (acido gamma linoleico) non carbossilata. Di contro, l’ipovitaminosi è legata a diversi fattori, quali farmaci tra questi antibiotici somministrati per oltre 10gg e estrogeni, sequestratori di acidi biliari (colestiramina, colestipolo, ad esempio), fenitoina, soprattutto in gravidanza, ma anche una dieta povera di grassi e alcune condizioni cliniche come le malattie del tratto gastrointestinale e del fegato.
Il Magnesio (Mg)
Spesso sottovalutato, è invece fondamentale per il benessere dell’organismo. È un catione bivalente, il secondo più importante a livello intracellulare degli eucarioti dopo il potassio, e il quarto più importante nel corpo umano. Svolge importanti funzioni fisiologiche e biochimiche, ad esempio partecipa come cofattore a più di 600 reazioni enzimatiche che dipendono principalmente dall’adenosina trifosfato, interviene nelle vie di degradazione dei macronutrienti, nella fosforilazione ossidativa, partecipa alla sintesi delle proteine e del DNA, controlla l’eccitabilità neuromuscolare e la secrezione dell’ormone PTH (paratormone). Inoltre, è un fisiologico antagonista dei canali del calcio, regola la permeabilità delle membrane attraverso l’interazione con i fosfolipidi e influisce tra gli altri sul tono dei vasi e sulla pressione sanguigna.
– Il contenuto di Mg nell’organismo. È di circa 24-29 g di cui 2/3 sono depositati nelle ossa e 1/3 nelle cellule. Solo quantità <1% del Mg totale è extracellulare. La carenza può essere asintomatica se lieve oppure produrre crampi, ansia, depressione, tremori, mioclono, tetania, aritmie, tachicardia, o Fibrillazione Atriale se grave. È più frequente nelle persone con diabete con una correlazione anche con il livello di iperglicemia, e recenti studi di letteratura sembrano dimostrare che la carenza contribuisca all’aumento dell’infiammazione sistemica di basso grado, il comune denominatore della maggior parte delle malattie. In particolare della neuroinfiammazione alla base dei disturbi neurodegenerativi.
– Non tutte le forme di Mg sono uguali ed hanno la stessa funzione. Ad esempio, il magnesio acteiltaurato ha effetti cardioprotettivi, il magnesio malato partecipa al ciclo di Krebs, potenzia la produzione di ATP (adenosina trifosfato), il magnesio biclicinato ha effetti calmanti, riducendo ansia e stress, con una azione neuroprotettiva e di contrasto all’insonnia, il magnesio glicerofosfato ha proprietà neuroprotettive, aumenta e contribuisce all’ATP, mentre il magnesio SHAPETm, realizzato con una tecnica liposomiale, favorirebbe la riduzione dello stress ossidativo.
Oncologia e medicina integrata
Alcuni approcci di medicina integrata possono aiutare a migliorare la qualità di vita del paziente oncologico, lenendo gli effetti collaterali delle terapie in atto (chemio, radioterapie e immunoterapie).
Trattamenti che possono affiancarsi, senza interferire, alla medicina tradizionale: tra questi, agopuntura, micoterapia, cannabis terapeutica, meditazione, alimentazione, omotossicologia, medicina ortomolecolare, fitoterapia, ozonoterapia ed altre.
Nello specifico si riporta l’attenzione sulla micoterapia che sfrutta le proprietà di alcuni qualità di funghi di cui studi di letteratura hanno dimostrato potenziali effetti antineoplastici. Ad esempio, una azione citotossica diretta (NK), ma anche antiproliferativa o citotossica, proapoptica e antinagiogenica. Ancora sembrano documentati un effetto PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunologia) modulante, anticachettico, effetti protettivi su chemio e radio protezione, una azione antimutagenica e infine una capacità di rigenerazione tissutale, antimetastatica, antiossidante e antinfiammatoria. I funghi sono altamente selettivi, cioè non tossici o quasi, per le cellule normali, non causano effetti collaterali e riducono i danni causati dai trattamenti convenzionali, non sviluppano resistenza.
– Estratti di funghi e composti biologicamente attivi isolati. Anch’essi sembrano influenzare l’attività citotossica di alcuni meccanismi, in particolare la modulazione del sistema immunitario, l’attività antiossidante, antimutagena e antiinfiammatoria. Sembrano inoltre favorire cambiamenti nella morfologia e mobilità delle cellule maligne e promuovere l’antiangiogenesi.
– Metaboliti secondari. Vi sarebbe evidenza di una azione inibitoria dell’NF-kb (nuclear factor kB), in particolare in tumori mammari e prostatici, della protein chinasi agendo sulla regolazione delle trasduzione del segnale intracellulare, quando alterato nelle cellule neoplastiche, così come della trasduzione, segnale intracellulare, AMPK-dipendente. A questi si aggiungono effetti sulla aromatasi, sulfatasi, 5-αreduttasi legata soprattutto al fungo Agaricus Bisporus, nei tumori ormono-dipendenti, ad esempio il tumore mammario, della metalloprotineasi di matrice, inibendo la neoangiogenesi e la metastatizzazione, nella cicloossigenasi con azione antinfiammatoria, antitumorale nel tumore prostatico, mammario, colon-rettale e gastrico associato a Cardyceps e Maitatake. Sarebbero documentati effetti di topoisomerasi e DNA polimerasi efficace nelle malattie emolinfoproliferative (linfomi e leucemia), tumore mammario, prostatico e del testicolo. Infine o funghi avrebbero azione positiva sulla trombina e aggreganti piastrinici e di HMG-CoA (idrossimetilglutaril-CoA reduttasi) specifica per Pleorotus ostreatus, ad esempio.
La Fitoterapia psicosomatica
Metodo ideato dal dottor Fabio Rodaro, utilizza gli estratti delle piante, 6 essenze psicosomatiche, e specifiche pratiche, 6 pratiche della consapevolezza, per prevenire e curare i sintomi alla base dei disturbi psicosomatici.
Attraverso il sostegno delle risorse interne, le 6 risorse psicomatiche percepite carenti, il paziente viene accompagnato a scoprire il sintomo che lo ha causato, il disturbo psicosomatico, prevenirlo e quindi a cogliere il potenziale senso evolutivo dell’esperienza che sta vivendo. Ad esempio, per potenziare e agire sulla “carenza” di risorsa bianca, legata al radicamento e al benessere, quindi alla serotonina, vengono impiegate Rhodiola rosea, Griffonia simplicifolia, Withania somnifera, Hypericum perforatumm, Betulla verrucosa, Rosmarinus officinalis.
Per ritemprare l’essenza rossa legata a potere, coraggio, difesa, quindi al testosterone, il metodo ricorre all’uso di Lepidium meyenii, Tribulus terrestris, Whitania somnifera, Schisandra chinensis, Quercus peduncolata, Cinnamomum verum.
Per l’essenza verde associata alla capacità di cura, amor proprio, empatia, quindi all’ossitocina, sono efficaci secondo quanto prevede il metodo Trigonella foenum-gracecum, Verbena officinalis, Ocimum santcum, Anethum graveolens, Ficus carica, Illicium verum.
Per l’essenza gialla correlata a gioia, passione, leggerezza, quindi a ossitocina, il metodo ricorre a Panax ginseng, Melissa officinalis, Anemopaegma mairandum, Hypericum perforatum, Crataegus axyacantha e olio essenziale di Citrus limon.
In caso di carenza dell’essenza nera che contribuisce a dare pace, a lasciar andare, quindi all’endorfina, si impiegano Valeriana Officinalis, Matricaria chamomilla, Scutellaria baicalensis, Melissa officinalis, Tillia tormentosa, Lavandula officinalis, e infine, per l’essenza blu, quella della concentrazione e della noradrenalina, è indicato un mix di Bacapa mannieri, Rhodiola rosea, Ginkgo biloba, Centella asiatica, Sequoiadendran ginganteum, olio essenziale Citrus lemon e Mentha x piperita.
Asse intestino-cervello e sviluppo di disturbi gastro-intestinali
Le ultime evidenze sembrano dimostrare strette relazioni tra sindrome dell’intestino irritabile e sindrome fibromialgica, entrambi parte di una famiglia di malattie “mediate centralmente”: relazione di scarsa emersione in quanto analizzate singolarmente e per competenza dai vari specialisti coinvolti (neurologo, reumatologo, gastroenterologo, nutrizionista, urologo, ginecologo, gastroneterologo e così via). Raramente nella loro multi-sintomaticità complessiva, nonostante la frequente sovrapposizione dei disturbi.
Inoltre esisterebbe una continuità tra dispepsia, sindrome dell’intestino irritabile e stipsi funzionale, riferita a problemi di motilità intestinale, alterazione della funzione della mucosa e della funzione immunitaria, del microbiota e del Sistema Nervoso Centrale. Se esiste uno squilibrio misurata e presente in letteratura (20-22% di studi), questo è la SIBO, la sovracrescita batterica nel piccolo intestino, di cui tra le forme più conosciute vi è quelle riferita alle alte vie respiratorie, con una correlazione gola-orecchie- tonsille- polmoni-intestino.
Pertanto, per la diagnosi di SIBO dovrebbero destare attenzione tutti gli stati di alterazione della motilità gastrointestinale, gli interventi di chirurgia, compresi quelli bariatrici e di colecistectomia, alterazione di meccanismi di difesa antimicrobici. Non ultimo sarebbe, il duodeno, il cervello del secondo cervello, sarebbe alla base anche dell’insorgenza del reflusso gastro-esofageo.