La potenzialità è ancora da validare, ma potrebbe essere possibile intervenire efficacemente sul controllo e gestione del diabete di tipo 2 con un regime alimentare corretto, a basso contenuto di carboidrati.
Strategia nutrizionale che permetterebbe potenzialmente di sospendere la terapia farmacologica. È quanto sostiene uno studio americano dell’università dell’Alabama di Birmingham, pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, rivista dell’Endocrine Society, co-finanziato dai National Institutes of Health (Nih).
Lo studio è stato sostenuto anche dal National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, dal Nutrition Obesity Research Center dell’Università dell’Alabama di Birmingham, dal Diabetes Research Center e dal National Heart, Lung, and Blood Institute e vi hanno partecipato anche scienziati della University of North Texas di Denton, dell’Università di Washington e del Children’s Hospital di Tacoma.
Al centro ci sono le β-Cell
È noto che nel paziente con diabete di tipo 2 (T2D) la risposta delle cellule β, cioè specifiche cellule del pancreas deputate alla produzione di insulina al glucosio, è compromessa. Si ipotizza anche a seguito di un consumo eccessivo di carboidrati che renderebbe le cellule beta pancreatiche incapaci a rispondere a dovere ai livelli di zucchero nel sangue.
Pertanto proprio i carboidrati sono divenuti “ingrediente” target di uno studio americano che ha voluto indagare la relazione di causa-effetto tra dieta low-carb, quindi a basso contenuto di carboidrati, e miglioramento della funzionalità epatica.
I ricercatori hanno così messo a confronto l’efficacia e l’efficienza di una dieta eucalorica a basso contenuto di carboidrati (CR), associata per il 9% a energia derivante dai carboidrati e per il 65% dai grassi, con una dieta eucalorica ad alto contenuto di carboidrati (HC), dipendente per il 55% da energia da carboidrati e per il 20% da grassi.
Obiettivo ultimo: osservare quale regime alimentare favorisse la migliore risposta delle cellule β al glucosio nel cluster di pazienti con T2D, appunto.
Lo studio
È ancora su piccoli numeri. Ha arruolato 57 adulti afroamericani ed euroamericani con T2D che non assumevano insulina, in cui la terapia era stata sospesa per circa 1 a 2 settimane precedenti il test basale, di cui metà invitata a assumere un regime dietetico CR e metà HC.
La funzione delle cellule beta del pancreas e la secrezione di insulina è stata valutata in tutti i pazienti all’inizio dello studio e dopo 12 settimane di terapia dietetica controllata, in cui tutti gli alimenti venivano direttamente forniti al paziente.
Al termine del periodo è stato osservato un effetto statisticamente significativo della dieta low-carb; specificatamente, questi pazienti hanno mostrato valori doppi per la risposta acuta delle cellule beta e del 22% maggiori per la risposta massima.
Esiti migliori sono stati registrati dagli adulti afroamericani con un miglioramento del 110% superiore nella risposta acuta delle beta cellule a fronte degli adulti bianchi in cui si è evidenziato un miglioramento del 48% maggiore nella risposta massima.
In conclusione
I risultati preliminari dello studio sosterrebbero che pazienti diabetici di tipo 2 di grado lieve sottoposti a una dieta a basso contenuto di carboidrati possono recuperare la funzionalità delle cellule β, potendo potenzialmente interrompere i farmaci.
Prossimo obiettivo sarà dimostrare se una dieta low-carb può ripristinare la funzione di queste specifiche cellule pancreatiche, quindi regolare la produzione di insulina, favorire la gestione della malattia per il paziente e indurre via via la remissione.
Fonte
Gower BA, Goss AM, Yurchishin ML et al. Effects of a carbohydrate-restricted diet on β-Cell response in Adults with type 2 siabetes. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, dgae670. Doi: https://doi.org/10.1210/clinem/dgae670