Non solo la qualità della dieta, anche le modalità di assunzione dei pasti potrebbero avere un ruolo cruciale nel migliorare il controllo glicemico in pazienti con diabete di tipo 2.
È quanto farebbe osservare uno studio cinese, condotto da Dipartimento di Endocrinologia del Beijing Hospital e della Chinese Academy of Medical Sciences, pubblicato su JAMA Network Open.
Open question
La “programmazione” della dieta può contribuire alla migliore gestione del diabete di tipo 2? L’influenza della tipologia di cibi assunta è un fattore noto, largamente studiato e validato in letteratura per la pianificazione di diete ad hoc di pazienti con diabete, funzionali alle caratteristiche e gravità della sintomatologia. Meno indagato è invece l’aspetto riguardante la tipologia di programmazione dietetica.
Uno studio recente, che ha voluto analizzare gli effetti del digiuno intermittente, una delle modalità di dieta oggi tra le più sfruttate e approcciate nella gestione di diverse condizioni cliniche, dal controllo del peso, alla prevenzione di patologie croniche intestinali e non solo, sembra suggerire interessanti evidenze anche in relazione a effetti positivi sul controllo glicemico.
Una dieta 5:2 MR, che preveda due giorni non consecutivi di digiuno e cinque giorni di assunzione abituale di cibo alla settimana, sarebbe superiore in efficacia a trattamenti farmacologici standard con metformina e empagliflozin nella regolazione dei livelli di glicemia nel sangue in pazienti con diabete di tipo 2.
Lo studio
Può un piano di digiuno intermittente di 16 settimane e una dieta sostitutiva del pasto, secondo uno schema 5:2 MR, influire sui cambiamenti del livello di emoglobina A1c in una popolazione adulta, cinesi, con una forma precoce di diabete di tipo 2?
Per rispondere a questo quesito un gruppo di ricercatori ha avviato lo studio EARLY (Exploration of Treatment of Newly Diagnosed Overweight/Obese Type 2 Diabetes Mellitus), in aperto, con controllo parallelo attivo, condotto in nove centri in Cina, che ha randomizzato 405 adulti con patologia per confrontare efficacia sul controllo glicemico di una dieta 5:2 MR rispetto a una terapia con metformina e empagliflozin, due fra i farmaci impiegati, gold standard.
I partecipanti, suddivisi in tre gruppi, hanno seguito i rispettivi trattamenti per 16 settimane, con un follow-up di ulteriori otto settimane.
L’endpoint primario era la variazione del livello di emoglobina A1c (HbA1c) dal basale a 16 settimane, mentre gli endpoint secondari includevano cambiamenti nel peso corporeo, misurazioni antropometriche e parametri biochimici.
I risultati
Dei 405 partecipanti randomizzati (265 uomini [65,4%]; età media [DS], 45,5 [11,0] anni; indice di massa corporea medio [SD], 29,5 [4,1]; e livello medio [SD] di HbA1c, 7,9% [0,6%]), 332 hanno completato il trattamento di 16 settimane.
Dal basale alla settimana 16, vi è evidenza del maggiore beneficio indotto dalla dieta MR 5:2 rispetto alla terapia farmacologica.
Il gruppo di pazienti sottoposto a digiuno intermittente avrebbe fatto osservare la maggiore riduzione dell’HbA1c (media dei minimi quadrati [LSM], -1,9% [SE, 0,2%]), significativamente maggiore rispetto ai pazienti trattati con metformina (LSM, – 1,6% [SE, 0,2%]; differenza LSM aggiustata, -0,3% [IC al 95%, da -0,4% a -0,1%]) ed empagliflozin (LSM, -1,5% [SE, 0,2%]; differenza LSM aggiustata, – 0,4% [IC 95%, da -0,6% a -0,2%]). In buona sostanza si sarebbe registrata una riduzione media della glicemia (HbA1c) dell’1,9%, rispetto all’1,6% nel gruppo metformina e all’1,5% nel gruppo empagliflozin. Mentre in relazione agli altri parametri, alla settimana 16, si sarebbe osservata una perdita di peso media maggiore nel gruppo MR 5:2 (LSM, -9,7 kg [SE, 2,2 kg]) di quella nel gruppo metformina (LSM, -5,5 kg [SE, 2,3 kg]) e gruppo empagliflozin (LSM, -5,8 kg [SE, 2,3 kg]), ovvero di 9,7 kg, superiore ai 5,5 kg e 5,8 kg rispettivamente per i gruppi metformina e empagliflozin.
Anche il profilo di sicurezza è risultato buono: gli eventi avversi sono stati sovrapponibili in tutti e tre i gruppi, riferibili principalmente a episodi di ipoglicemia comparsi nel 5,9% dei pazienti nel gruppo 5:2 MR, nel 6% nel gruppo metformina e nel 3,7% nel gruppo empagliflozin.
Solo il gruppo empagliflozin ha riportato eventi avversi gravi, tra cui un aumento dei chetoni ematici e rash severi, risolti con il trattamento.
In conclusione
Lo studio cinese sembra suggerire che una dieta MR 5:2 possa contribuire in maniera più efficace a migliorare gli esiti glicemici e la perdita di peso a breve termine in pazienti adulti con sovrappeso o obesità e diabete di tipo 2 in fase iniziale, rispetto a metformina o empagliflozin, rendendola un approccio iniziale promettente nella gestione precoce del diabete di tipo 2.
Tuttavia il periodo di intervento di sole 16 settimane rappresenta un limite per la valutazione della reale efficacia a lungo termine della dieta 5:2 MR, richiedendo ulteriori indagini e studi di approfondimento.
Inoltre, l’inclusione di pazienti con un livello di HbA1c inferiore al 9% e senza terapia farmacologica antidiabetica precedente limita ad oggi l’applicabilità dei risultati a pazienti con diabete più avanzato o in terapia farmacologica.
Fonte
Guo L, Xi Y, Jin W er al. A 5:2 Intermittent fasting Meal Replacement Diet and glycemic control for adults with diabetes. The EARLY Randomized Clinical Trial. JAMA Network Open, 2024, 7(6):e2416786. Doi: doi:10.1001/jamanetworkopen.2024.16786