Il dolore è uno dei principali problemi clinici moderni con un’eziologia causale complessa e variabile. L’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei nel trattamento del dolore cronico, degenerativo e post-chirurgico è ancora uno dei pilastri terapeutici della maggior parte dei medici di formazione classica, oltre ad essere una pratica più che consolidata da parte dei pazienti che si apprestano a trattare le forme di dolore acuto facendo ricorso a comuni prodotti per l’automedicazione. Sebbene la loro comprovata efficacia li ponga in prima linea su questo fronte, l’uso a lungo termine di questi farmaci può tuttavia avere effetti collaterali anche gravi.
La ricerca di soluzioni alternative più sicure ed altrettanto efficaci per alleviare il dolore, soprattutto per l’uso a lungo termine, pone sempre più l’attenzione verso prodotti naturali comunemente utilizzati e clinicamente studiati, come la curcuma.
Un potente anti-infiammatorio
La curcuma longa, ovvero la varietà di curcuma dalle numerose propietà benefiche, vanta una lunga storia di utilizzo come antinfiammatorio nella medicina ayurvedica.
Il principale costituente della curcuma è la curcumina (diferuilmetano) responsabile del suo colore giallo brillante, nonchè delle sue proprietà antinfiammatorie.
La curcumina è una molecola pleiotropica in grado di interagire con numerosi bersagli molecolari coinvolti nel processo infiammatorio, rendendola di fatto un potenziale agente terapeutico in malattie come l’artrite, la pancreatite, l’uveite anteriore cronica, le infiammazioni intestinali e alcune tipologie di cancro.
A causa della rapida clearance plasmatica e coniugazione della curcumina, la sua utilità terapeutica è stata per certi versi limitata, portando a studiare i benefici della complessazione della curcumina con altre sostanze al fine di aumentarne la biodisponibilità sistemica.