Melanoma, cancro al seno e cancro cervicale. Studi sperimentali su modelli animali, condotti da ricercatori della Washington University di St. Louis, Stati Uniti, sembrano dimostrare una associazione fra consumo di fruttosio e possibile crescita di alcune tipologie di tumori.

Il risultato in parte non sorprende essendo noto quanto di tumori siano affamati di zucchero che diventa un propulsore per lo sviluppo di patologia. Ma rispetto al classico glucosio i meccanismi di innesco della crescita del fruttosio sarebbero differenti, come spiega lo studio, recente, pubblicato su Nature.

Il fruttosio

La sua azione non è diretta come nel caso dello zucchero tradizionale, il ben noto glucosio, ma mediata da metaboliti prodotti dal fegato.

È questa la sostanziale differenza osservata dai ricercatori americani, relativamente alle due sostanze zuccherine, tuttavia con un risultato finale univoco: entrambe promuovono la crescita tumorale e di alcune tipologie di importante impatto per diffusione o criticità di cura, come il melanoma, il cancro al seno e della cervice.

La scoperta è degna di nota, soprattutto in relazione all’aumento dei consumi di fruttosio sensibilmente cresciuti negli ultimi 50 anni, a causa dell’uso diffuso di sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, utilizzato come dolcificante principale in questo prodotto ma anche in bevande e cibi ultra-processati.

Cosa si è osservato

Gli esperimenti condotti su animali alimentati con una dieta ricca di fruttosio, mostrerebbero una relazione tra questa sostanza dolcificante e l’insorgenza di tumore, in alcuni casi con un tasso di crescita più che raddoppiato, senza tuttavia far osservare un incremento di peso o resistenza all’insulina, quindi dei livelli di glicemia a digiuno o di insulina a digiuno. Ma quali sono i meccanismi di azione?

Vi sarebbe evidenza che le cellule tumorali non siano in grado di utilizzare il fruttosio in maniera diretta come nutriente in quanto non esprimono la chetoesochinasi-C (KHK-C), uno specifico enzima, a differenza degli epatociti, che rilascerebbero anche una varietà di specie lipidiche tra cui le lisofosfatidilcoline (LPC). Proprio questa proprietà consentirebbe agli epatociti di convertire il fruttosio in LCP che, a sua volta va ad alimentare il tumore.

Successivi esperimenti hanno mostrato cle le cellule epatiche alimentate con fruttosio rilasciano anch’esse LPC. In buona sostanza le LPC derivate dagli epatociti verrebbero consumate dalle cellule tumorali e utilizzate per generare fosfatidilcoline, il principale fosfolipide delle membrane cellulari.

È noto che ogni volta che una cellula si divide, deve replicare il suo contenuto, comprese le membrane: operazione che richiedo l’utilizzo di una elevata quantità di lipidi. Le ultime evidenze scientifiche sembrano infine dimostrare che le cellule tumorali preferiscono assorbire i lipidi, ad esempio dal contesto circostante, piuttosto che produrli. Quindi l’ipotesi è che Lpc, possano essere lo strumento per supportare la crescita del tumore.

In conclusione

Se da un lato l’auspicio è che queste informazioni possano aiutare a sviluppare strumenti, da farmacia o altre soluzioni che impedisca l’attività del fruttosio nell’innescare un tumore, dall’altro in prevenzione o per arrestare la crescita di una neoplasia meglio rinunciare al fruttosio e in generale al consumo di zuccheri.

Fonte

Fowle-Grider R, Rowles III JL, Shen I et al. Dietary fructose enhances tumour growth indirectly via interorgan lipid transfer. Nature, 2024, 636, pages 737–744. Link: https://www.nature.com/articles/s41586-024-08258-3

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