Potenziale efficacia anche nel tumore del seno. Dopo gli outcome positivi dimostrati dall’immunoterapia nel trattamento dei tumori del polmone e nel melanoma, in primo luoho, nella neoplasia del rene, nei carcinomi della testa-collo, dell’esofago, dell’urotelio, nei tumori a cellule di Merkel, e in ambito onco-ematologico nel linfoma di Hodgkin, si indaga sulla possibilità di applicazione anche nel trattamento del tumore dl seno.

I risultati preliminari, di un trial clinico americano, pubblicati si JAMA Oncology, condotto dalla Kent State e del Moffitt Cancer Center, sono promettenti, tanto da far ipotizzare che l’immunoterapia possa sostituire, o comunque ridurre drasticamente la necessità di chemioterapia, risparmiando importanti effetti collaterali e tossicità.

Il quesito e lo studio

La somministrazione intratumorale (IT) di dosi crescenti di cellule dendritiche convenzionali di tipo 1 (cDC1) combinate con anticorpi anti-ERBB2 (in precedenza HER2) è da ritenersi sicura ed efficace nell’alterare il microambiente tumorale e nell’indurre la regressione tumorale nel carcinoma mammario ERBB2-positivo in fase iniziale?

È l’open question che ha dato avvio allo studio sperimentale americano ancora su piccoli numeri.

Si tratta, al momento, di solo 2 pazienti con un tumore al seno ERBB2 (HER2) localmente avanzato in stadio I-III, sottoposte a immunoterapia; trattamento che sfrutta, come noto, le cellule dendritiche, componenti fondamentali del sistema immunitario capaci di identificare l’infezione e mobilitare altri elementi di immunità per respingere un attacco microbico. Rimuovendo alcune di queste cellule dendritiche, riprogrammandole biochimicamente per l’attività antitumorale e reiniettandole nel tumore, i ricercatori hanno così innescato un potente attacco “organizzato” del sistema immunitario contro lo stesso tumore.

Tale strategia ha portato alla significativa riduzione dei tumori prima della somministrazione della chemioterapia standard: otto pazienti su 12 hanno mostrato una riduzione del 50% del volume del tumore a distanza di sei settimane dal trattamento immunoterapico, sperimentando solo effetti collaterali minimi, tra cui lievi sintomi simil-influenzali, rispetto alle gravi implicazioni associate alla chemioterapia tradizionale.

I risultati

Lo studio sembra suggerire che la dose di 100 milioni di cDC1 IT impiegata nel trattamento sia sicura ed efficace, facendo osservare una sostanziale infiltrazione immunitaria e regressione dei tumori mammari in donne con carcinoma mammario ERBB2-positivo in fase iniziale, dopo immunoterapia.

Il trattamento prevedeva la somministrazione di cDC1 per via endovenosa, 6 volte a settimana, seguita da paclitaxel, 80 mg/m2, per via endovenosa, 12 volte a settimana. Trastuzumab e pertuzumab sono stati somministrati per via endovenosa ogni 3 settimane per 6 cicli a partire dal giorno 1 delle iniezioni di cDC1. Sono stati valutati due livelli di dose (DL) di cDC1 per via endovenosa (DL1 = 50 milioni e DL2 = 100 milioni di cellule), includendo 6 pazienti in ogni DL.

Il trattamento ha dimostrato anche un buon profilo di sicurezza e tollerabilità, con eventi avversi “minori”. Tra i più frequenti: brividi di grado da 1 a 2 (50%), affaticamento (41,7%), mal di testa (33%) e reazioni al sito di iniezione (33%). Infine alla risonanza magnetica mammaria preimmunoterapia e postimmunoterapia 9 pazienti hanno mostrato risposte oggettive, 6 risposte parziali, 3 risposte complete e 3 malattia stabile. Dopo l’intervento chirurgico, 7 pazienti hanno avuto una risposta patologica completa.

In conclusione

L’auspicio è di poter utilizzare questa nuova immunoterapia al posto della chemioterapia, o almeno di ridurre drasticamente la necessità di chemioterapia, per tutti i tipi di cancro al seno, se ulteriori studi confermassero i dati di efficacia, registrati in questa prima fase.

A fronte dei risultati ottenuti i ricercatori hanno già avviato una sperimentazione di fase due più ampia per testare il profilo di sicurezza e tollerabilità dell’immunoterapia anche a più alte dosi e auspicabilmente validarne l’approccio terapeutico.

Fonte

Han HS, Aldrich AL, Garg SK et al. Alteration of the tumor microenvironment with intratumoral dendritic cells before chemotherapy in ERBB2 breast cancer. A nonrandomized clinical trial. JAMA Oncology, 2024, Doi: 10.1001/jamaoncol.2024.5371

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