I disturbi alimentari, in particolare l’anoressia, rappresentano una delle principali cause di morte precoce legate alla malnutrizione. La gravità della condizione si riflette nella mortalità che, per chi soffre di anoressia, è fino a 12 volte superiore rispetto alla popolazione generale.
La difficoltà di trattamento, unita alla complessità delle patologie, rende fondamentale un intervento tempestivo e adeguato. In questo contesto, la Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo (SINPE) sollecita una maggiore disponibilità di centri specializzati, in grado di integrare competenze nutrizionali, psichiatriche e psicologiche, per prevenire cronicizzazione e complicanze potenzialmente irreversibili.
La necessità di centri specializzati
Come sottolineato dalla Presidente della SINPE, Antonella Lezo, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) richiedono un approccio multidisciplinare. Negli ultimi anni, la prevalenza di questi disturbi è aumentata drasticamente, eppure i centri specializzati rimangono ancora insufficienti.
Lezo mette in evidenza che, nonostante l’interesse crescente e i fondi erogati dal Ministero della Salute per la creazione di centri di cura, molte famiglie faticano a trovare strutture adeguate. Il ritardo nella diagnosi e nel trattamento, insieme alla cronicizzazione dei disturbi, crea un circolo vizioso che rende il percorso di cura più complesso e meno efficace.
Il ruolo cruciale del supporto nutrizionale
Un elemento fondamentale nella cura dei disturbi alimentari è il supporto nutrizionale. Il ripristino dello stato nutrizionale, infatti, non solo riduce il rischio di morte, ma facilita anche il recupero psichico e psicologico.
Le disfunzioni fisiologiche causate dalla grave malnutrizione, come anomalie cardiache e cerebrali, possono compromettere l’efficacia degli interventi psicologici e psichiatrici. Il trattamento nutrizionale permette al corpo di produrre le giuste molecole necessarie per il benessere fisico e psicologico, facilitando l’intervento terapeutico e migliorando le possibilità di recupero.
Complicanze a breve e lungo periodo
Un trattamento inadeguato o gestito da personale non formato può portare a complicanze sia a breve che a lungo termine. Una delle principali problematiche derivanti da un trattamento non corretto è la refeeding syndrome, ovvero la sindrome da rialimentazione. Questo disturbo, che può insorgere quando l’intervento nutrizionale è troppo aggressivo, comporta diselettrolitemie, scompenso cardiaco e deficit di vitamina B1, condizioni che, se non trattate tempestivamente, possono essere letali.
La gestione di questa sindrome richiede un monitoraggio attento e qualificato, in modo da prevenire danni irreversibili e migliorare le condizioni di salute del paziente.
Il documento di consenso e l’omogeneizzazione dei trattamenti
Per affrontare queste sfide, la SINPE, in collaborazione con altre società scientifiche come SIRIDAP, SIS.DCA, ASAND e SIGENP, sta preparando un documento di consenso per omogeneizzare i protocolli nutrizionali.
Questo documento, previsto per la pubblicazione prossima, intende integrare le terapie nutrizionali con quelle psichiatriche e psicologiche, con un’attenzione particolare a gruppi vulnerabili come adolescenti, donne in gravidanza e in fase di allattamento.
L’obiettivo è quello di creare linee guida chiare e condivise per garantire un trattamento efficace e personalizzato per ogni paziente, migliorando l’approccio terapeutico e riducendo i rischi di complicanze.
In conclusione
La gestione dei disturbi alimentari rappresenta una delle principali sfide per la medicina moderna. L‘approccio multidisciplinare è essenziale per garantire un trattamento completo e integrato, che non solo affronti gli aspetti nutrizionali, ma anche quelli psicologici e psichiatrici.
La SINPE è fortemente impegnata nella formazione dei professionisti e nella sensibilizzazione sull’importanza di un intervento tempestivo e adeguato.
L’integrazione delle diverse competenze, attraverso la creazione di centri specializzati e la definizione di protocolli omogenei, è la chiave per migliorare le possibilità di recupero e ridurre i rischi di mortalità e cronicizzazione.