di Pier Luigi Rossi
Oggi è accettata la definizione “chimica” di fibra alimentare Dietary Fiber (DF), ovvero polimeri di carboidrati con tre o più unità monomeriche, che non vengono né digeriti né assorbiti nell’intestino tenue. Questa definizione è stata raggiunta nel 2009 (Joint FAO/WHO Food Standards Programme Codex Alimentarius Commission). Sono passati 16 anni e non è stata formulata altra e diversa definizione da questa.
Open Question
Oltre all’aspetto ampiamente riconosciuto dall’intera comunità nutrizionale (carboidrati indigeribili che sfuggono all’assorbimento nell’intestino tenue e che possono fermentare nell’intestino crasso), restano ancora aperti, diversi problemi, che sono tuttora oggetto di dibattito internazionale sul versante chimico.
È il caso del peso molecolare che questi carboidrati dovrebbero avere (con alcuni Paesi che includono nelle loro definizioni carboidrati da 3 a 9 monomeri), l’inclusione dell’amido resistente (non presente in tutte le definizioni), la considerazione dei carboidrati sintetici non digeribili o il ruolo dei composti non associati ai carboidrati.
Lo studio Global Burden of Disease del 2017 ha rilevato che, l’assunzione di DF era inferiore a 25 g/giorno. Questa verifica non ha generato però, negli enti pubblici, le raccomandazioni e le stime effettive di assunzione di altri determinati nutrienti (RDA: Recommended Daily Allowance), “dose giornaliera raccomandata”.
Se esiste una sicura malnutrizione da carenza nella alimentazione occidentale, questa è la carenza di fibra alimentare giornaliera. Sebbene la maggior parte dei paesi sia ancora lontana dal raggiungere le raccomandazioni sull’assunzione giornaliera di DF, le linee guida dietetiche sono orientate verso i grassi saturi, zucchero o sale ( Stephen et al., 2017 ).
Un cambio di paragdigma
La “Dietary Fiber” non è uno degli argomenti nutrizionali inseriti nella ricerca scientifica più attuale ed è percepito come un nutriente su cui “si sa tutto”. Occorre un cambio di paradigma verso la fibra alimentare.
Se esiste una sicura malnutrizione da carenza nella alimentazione occidentale, questa è la carenza di fibra alimentare giornaliera. Sebbene la maggior parte dei paesi sia ancora lontana dal raggiungere le raccomandazioni sull’assunzione giornaliera di fibra alimentare, le linee guida dietetiche sono orientate soprattutto verso il controllo degli acidi grassi saturi a lunga catena, zucchero o sale (Stephen et al., 2017 ), ma non verso il ruolo “clinico” della fibra.
L’attuale interesse per le diete a basso contenuto di FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili) sembra addirittura promuovere l’idea che la fermentazione colica delle sostanze alimentari sia un processo da evitare (Brouns, Delzenne e Gibson, 2017).