Il microbioma è in grado di influenzare l’effetto della dieta sulla salute in generale e cardiometabolica. Le evidenze arrivano da un ampio studio di coorte, internazionale, cui ha preso parte anche l’Università di Trento, presentato nel corso di un Simposio organizzato dalla Fondazione Ri.med a Palermo, e pubblicato su Nature Microbiology.

Dallo studio emerge che l’associazione tra tipologia di alimento e/o bevande e ceppo batterico può fare la differenza in termini di promozione e protezione della salute.

Lo studio

Sebbene la dieta sia un determinante sostanziale del microbioma intestinale umano, l’interazione tra alimenti specifici e struttura della comunità microbica rimane poco compresa, oggetto invece dell’attuale ricerca che ha voluto indagare in modo particolare l’associazione tra consumo di caffè, composizione della popolazione batterica intestinale e salute.

Lo studio, su larga scala ha raccolto dati di oltre 100.000 individui, comprensive di abitudini alimentari, microbioma e outcome di salute. Essendo il numero di partecipanti e il campo di azione molto vasto, i ricercatori hanno poi ristretto l’analisi a oltre 22 mila persone e a specifici ambiti, specificatamente al binomio caffè e Lawsonibacter asaccharolyticus, batterio anaerobio obbligato, cresce in ambienti privi di ossigeno, come l’intestino, la cui caratteristica principale è la produzione di butirrato, un acido grasso benefico per la salute intestinale che contribuisce a ridurre l’infiammazione e a mantenere la barriera intestinale in buone condizioni.

L’indagine avrebbe dimostrato che consumatori dell’“oro nero” hanno quantità del batterio 6-8 volte superiori rispetto ai non bevitori.

Questi dati sarebbero stati dimostrati anche in laboratorio: in terreni di cultura in cui era stato aggiunto del caffe, Lawsonibacter asaccharolyticus, una volta isolato, mostrava una crescita più rapida e sensibile rispetto a terreni che ne erano privi. Queste evidenze hanno spinto i ricercatori ad ampliare le loro indagini all’analisi di specifici metaboliti, diversi dalla caffeina in quanto effetti positivi sono emersi anche in caso di caffè decaffeinato, quali potenziali promotori della crescita di questo batterio.

L’indagine verrà ampliata anche ad altri cibi e specifici batteri, sempre finalizzata a valutare un effetto di mediazione da parte dei batteri in un contesto di salute e di quali fra essi.

Studi sulla componete non batterica del microbioma

Indagando il ruolo dell’eucariote Blastocystis, precedentemente considerato un parassita, più precisamente un saprofita dell’intestino umano, che compete con le cellule umane per il nutrimento, i ricercatori hanno osservato di contro una positiva associazione tra una dieta ricca di fibre e a una migliore salute cardiometabolica.

Questi dati evidenziano come anche il microbioma non batterico contribuisca agli effetti della dieta sulla salute. Questo approccio, dal generale al particolare, mira a identificare associazioni specifiche tra cibi, microbioma e salute, aprendo la strada a diete strutturate che sfruttino il microbioma come strumento per ottimizzare gli effetti benefici sulla salute, cardiometabolica in particolare.

Fonte

Manghi P, Boshle A, Wang K et al. Coffee consumption is associated with intestinal Lawsonibacter asaccharolyticus abundance and prevalence across multiple cohorts. Nature Microbiology, 2024, 9, pages 3120–3134. Link: https://www.nature.com/articles/s41564-024-01858-9

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here