Le malattie reumatiche hanno un forte impatto sulla qualità di vita dei pazienti. Un approccio integrato che metta insieme diversi specialisti, fra cui dermatologi, gastroenterologi, oculisti e psicologi possono facilitare il percorso diagnostico e terapeutico. Sono questi i temi che sono stati affrontati durante il Congresso Campano di Reumatologia, tenutosi a Napoli il 27 e 28 settembre.
Patologie di grande diffusione
Negli ultimi venti anni la reumatologia ha fatto grandi progressi, sia dal punto di vista eziopatogenetico sia terapeutico. L’ampliamento delle conoscenze delle basi eziopatogenetiche ha portato allo sviluppo di terapie sempre più adattate ai singoli pazienti in base alle manifestazioni cliniche, la gravità, le comorbidità e i fattori prognostici presenti.
«Spesso le malattie reumatiche – spiega Enrico Tirri, direttore dell’Unità Operativa di Reumatologia dell’Ospedale del Mare, docente della Scuola di Specializzazione di Reumatologia dell’Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli” e consigliere Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (SIR) e presidente del Congresso – coesistono con altre patologie la cui interazione può influenzare significativamente l’evoluzione e il trattamento della malattia reumatica, con conseguente impatto sulla qualità della vita, sulla gestione terapeutica e sui costi sanitari». Si stima, infatti, che il 10-15% degli italiani è affetto da tali malattie e solo in Campania si contano circa 650.000 pazienti.
L’importanza di una diagnosi precoce
Uno dei problemi principali nello sviluppo di tale patologia è purtroppo il ritardo diagnostico che, in Italia, è ancora molto alto: circa 7 anni per una diagnosi di artrite psoriasica e fibromialgia, circa 2 anni per una diagnosi di artrite reumatoide, circa 5 anni per una diagnosi di spondilite anchilosante; considerando che queste malattie colpiscono una popolazione relativamente giovane (30-50 anni).
«Molte delle malattie reumatiche sono sistemiche e possono coinvolgere vari organi e apparati come il cuore, il polmone, gli occhi, l’apparato gastroenterico e la cute – prosegue Tirri – Il 30-60% dei pazienti può sviluppare patologie cardiovascolari rispetto alla popolazione generale mentre per esempio nel 25% di pazienti con artrite reumatoide può sviluppare una interstiziopatia polmonare. Alte sono le percentuali di ansia e depressione tra i malati reumatici (30-40%). A queste patologie si aggiunge l’osteoporosi (30-50%) oltre talvolta a problemi renali e a malattie infiammatorie gastrointestinali.
Poiché il trattamento della malattia reumatica può influire sulle altre condizioni cliniche concomitanti è fondamentale sia una diagnosi precoce sia un approccio integrato nella gestione dei pazienti. Nelle strutture ospedaliere, dove presenti le UO di Reumatologia, gli ambulatori condivisi con altri specialisti rendono più facile la presa in carico del malato reumatico».
Un aiuto dalla telemedicina
L’innovazione tecnologica, in particolare la telemedicina, ha in qualche modo accelerato la visione integrata delle malattie reumatiche e della sua diagnosi. Risultati possibili che si sono potuti ottenere anche e soprattutto grazie alla piattaforma iAR plus della Società Italiana di Reumatologia che rappresenta un vero e proprio ambulatorio virtuale reumatologico.
«La telemedicina – enfatizza Tirri – mette in comunicazione il medico di base, lo specialista reumatologo, il paziente e gli altri specialisti interessati dalle singole comorbidità; abilita i pazienti alla fruizione, e i professionisti all’erogazione di una serie di servizi che possono integrare le visite dal vivo. I pazienti, infatti, necessitano di monitoraggi frequenti e poiché sono spesso in età lavorativa, possono avere grandi benefici con la possibilità di effettuare visite da remoto soprattutto se vivono in luoghi isolati ed hanno problemi di trasporto, di lavoro o di deambulazione.
La telemedicina garantisce, quindi, una maggior equità in termini di accesso alle cure, una sinergia maggiore tra ospedale e territorio e una migliore gestione delle malattie reumatiche. Tutto questo si traduce in vantaggi e risparmi per tutta la comunità».