Lo stress, continuato e ripetitivo, sembra impattare anche sulla capacità sensoriali, tipicamente uditive, riducendo la percezione dei suoni.
È quanto emerge da uno studio sperimentale, su topi, della Ben-Gurion University del Negev in Israele, pubblicato su Plos Biology.
La relazione
Studi di letteratura hanno dimostrato che lo stress ripetitivo rappresenta un trigger per lo sviluppo di disturbi psichiatrici e sensoriali, caratterizzati quindi da una elevata prevalenza di anomalie percettive.
Il contributo dello stress allo sviluppo di questi fenomeni, ad esempio riguardo possibili variazioni nella percezione uditiva, era ad oggi ancora poco indagato; l’attuale studio fornisce alcune evidenze. Pare infatti che lo stress ripetitivo alteri, a livello cerebrale, l’elaborazione del suono, aumentando l’attività corticale spontanea, attenuando le risposte evocate dal suono nelle cellule piramidali e nell’attività di espressione della parvalbumina (PV) e intensificando invece quelle nelle cellule che esprimono la somatostatina (SST).
Queste alterazioni nell’elaborazione uditiva, in modelli sperimentali, avrebbero portato a cambiamenti percettivi, in particolare alla riduzione della percezione del volume del suono. Tale fenomeno poi si modificherebbe in maniera ingravescente e gradualmente in funzione della continuità di esposizione allo stress, sottolineando la natura dinamica e in evoluzione di questo meccanismo.
Le evidenze
Dopo essere stati esposti per una settimana a molteplici fonti di stress, ad esempio la permanenza ogni giorno per mezz’ora in uno spazio angusto, i topolini avrebbero perso parte della capacità di percepire i rumori forti.
Test accurati sembrano dimostrare che la capacità uditiva misurata nel tronco encefalico uditivo sia rimasta normale, viceversa i topi stressati mostrerebbero nella corteccia uditiva, una attività neuronale spontanea più elevata.
In termini pratici, proprio per le alterazioni generate dallo stress su PV e SST, questo significa che i topolini avevano maggiori potenzialità di rilevare i suoni, i più forti come i deboli, ma con una sensibile riduzione in relazione alla rumorosità percepita.
In conclusione
Lo studio fornirebbe nuove informazioni su un possibile meccanismo mediante il quale lo stress ripetitivo altera l’elaborazione sensoriale e il comportamento, sfidando l’idea che possa modulare principalmente gli stimoli altamente emozionali.
In buona sostanza, i dati suggerirebbero che lo stress continuativo ha un importante impatto sia su compiti complessi come l’apprendimento e la memoria, sia sulle modalità di risposta agli stimoli quotidiani.
Fonte
Bisharat G, Kaganovski E, Sapir H et al. Repeated stress gradually impairs auditory processing and perception. Plos Biology, 2025. Doi: https://doi.org/10.1371/journal.pbio.3003012