La salute mentale dal Covid-19 in poi si è andata affermando progressivamente come una vera e propria emergenza, con dati in continua crescita, soprattutto tra i più giovani.
I numeri dell’emergenza
Stando ai dati dell’ultimo World Mental Health Day Report pubblicato da Ipsos, la salute mentale rappresenta oggi la preoccupazione sanitaria più urgente per il 45% degli intervistati di 31 Paesi.
In Italia, il numero di persone affette da disabilità mentali è pari a 16 milioni, con un incremento del 6% solo nell’ultimo anno e un costo a livello di sistema pari a circa il 4% del PIL; il 75% soffre di ansia e depressione e il 12,5% non riesce a trovare aiuto a causa di stigma e criticità del sistema.
Il costo globale di ansia e depressione è pari ad un trilione di dollari per 12 miliardi di giornate lavorative perse.
Ancora, l’ultimo rapporto del Ministero della Salute evidenzia oltre 1.500 accessi in Pronto Soccorso per disturbi mentali su base quotidiana, con 26mila accessi in più nel 2023 rispetto all’anno precedente e un aumento di 7mila ricoveri psichiatrici. In aumento del 10% anche i pazienti seguiti dai Dipartimenti di Salute Mentale, che hanno però subito significativi tagli accompagnati dall’esodo dei professionisti, con un calo di circa 1.000 operatori.
Il rapporto fotografa ancora una forte variabilità regionale nella presa in carico mentre, dal punto di vista diagnostico, mette in luce differenze di genere, con gli uomini colpiti maggiormente da disturbi schizofrenici, abuso di sostanze e ritardo mentale, a fronte di donne che mostrano tassi quasi doppi di depressione e disturbi affettivi.
Risorse insufficienti e oltre 2 milioni di soggetti senza aiuto
In questo desolante scenario le risposte stentano a concretizzarsi anche per via di risorse « decisamente insufficienti, ferme al 3,5% del Fondo Sanitario Nazionale – FSN», ha ricordato Alberto Siracusano, Professore emerito di Psichiatria e coordinatore del Tavolo Tecnico Ministeriale Salute Mentale. A questo si aggiunge che oltre 2 milioni di soggetti non riesce a trovare aiuto a causa di uno stigma che ancora contrassegna l’area della salute mentale ma anche per l’incapacità del sistema di fornire risposte adeguate. E intanto i casi di disturbi mentali sono quintuplicati nell’ultimo decennio, con un impatto devastante soprattutto sui giovani e sulle categorie più fragili.
Verso una visione ‘One Health’ della Salute Mentale
Da questa fotografia così critica prende le mosse l’Intergruppo Parlamentare ‘One Mental Health’ promosso e presieduto dal Senatore Ignazio Zullo, presentato lo scorso 22 gennaio a Roma presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato, che intende affrontare la questione con un approccio nuovo e di sistema, guardando alla salute mentale non solo nella sua dimensione sanitario-assistenziale ma anche all’inclusione sociale ed economica «Il nostro obiettivo è una riforma che coinvolga il Servizio Sanitario Nazionale e l’intero sistema sociosanitario» ha sottolineato il Senatore Zullo.
Il benessere psicologico non può difatti essere slegato da una dimensione lavorativa, da relazioni sociali o dall’abitare in un ambiente sano. È essenziale, pertanto, sviluppare modelli di intervento che favoriscano il reinserimento sociale e lavorativo delle persone, con un’attenzione particolare alle politiche abitative e alle politiche attive del lavoro. Centrale resta poi il superamento dello stigma così come assicurare una continuità assistenziale nella transizione dall’età evolutiva a quella adulta.
Puntare a prevenzione e interventi precoci
L’obiettivo è quindi quello di lavorare insieme per favorire innanzitutto degli interventi precoci, per aggiornare la normativa ad un mutato scenario, per migliorare l’assistenza nelle carceri e implementare una presa in carico genere specifica. Occorre comprendere i determinanti ambientali di queste patologie in una società in forte trasformazione in cui sempre maggiore è l’ingerenza di smartphone e social network che alimentano il disagio, la solitudine e una ‘forma autistica di vita’ e avviare la ‘battaglia’ sin dall’infanzia, promuovendo stili di vita che ‘allontanino’ l’insorgenza di queste patologie attraverso una sana alimentazione e un’integrazione sociale appagante anche attraverso la pratica sportiva.
In questa ‘battaglia’ si devono costruire partnership con le famiglie, soprattutto in considerazione di disturbi che si manifestano sempre più precocemente: basti pensare a forme di autolesionismo e tentativi di suicidio già riscontrabili in soggetti di 7-8 o 9 anni.
«La prevenzione è la chiave per individuare precocemente il disagio, soprattutto tra bambini e adolescenti, e per questo è essenziale investire in risorse e strumenti adeguati» ha sostenuto Giovanni Migliore, Presidente della Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere – FIASO, sottolineando l’importanza di una collaborazione capillare tra tutti i player coinvolti. «Serve un impegno straordinario per la salute mentale; il management sanitario è pronto a fare la propria parte in sinergia con la politica e la comunità civile».