La variabilità dei livelli di colesterolo potrebbe essere un fattore trigger per lo sviluppo nel tempo di demenza nella popolazione anziana, secondo i risultati di uno studio americano, della Monash University di Melbourne, pubblicato su Neurology.

Fattori a monte

Invecchiamento biologico, declino funzionale, ridotta riserva fisiologica e scarsa assunzione di nutrienti: sono alcuni dei più noti fattori che possono influenzare, nell’anziano, la disregolazione del metabolismo dei lipidi. Aspetto, quest’ultimo, che ha catturato l’attenzione della scienza per il possibile ruolo anche per la salute cerebrale.

L’attuale studio ha voluto indagare l’eventuale reazione tra le variabilità lipidica intra-individuale, quindi livelli di colesterolo mutevoli nei loro range anno su anno, e il successivo rischio di declino cognitivo e demenza negli anziani. È emerso che indipendentemente dal valore assoluto, le fluttuazioni di colesterolo, possono rappresentare un elemento associabile allo sviluppo di patologie cognitive, rispetto a una popolazione a parità di condizioni ma con livelli di colesterolo più stabili nel tempo.

Lo studio

Molto ampio ha coinvolto oltre 9.800 persone con un’età media di 74 anni che non soffrivano di demenza o altri problemi di memoria al momento dell’arruolamento nel trial, poi monitorati nel tempo specificatamente per i livelli di colesterolo. Questi valori sono stati raccolti all’inizio dello studio e nel corso delle tre visite annuali successive.

I partecipanti sono stati seguiti per una media di 5,5 anni e al termine del percorso sono stati sottoposti a una batteria di test annuali di capacità mnemoniche.

In funzione dei risultati e in base all’entità del cambiamento tra la prima e la quarta misurazione del colesterolo i partecipanti erano stati quindi suddivisi in quattro gruppi, in particolare se la differenza tra le misurazioni annuali consecutive era in media di 91 mg/dL, venivano inclusi nel gruppo con la maggiore quantità di variazioni dei livelli di colesterolo totale, all’opposto erano assegnati al gruppo con la minore quantità in caso di variazioni di 22 mg/dL.

I risultati

Nel corso dello studio 509 persone hanno sviluppato demenza. È emerso che coloro che erano state incluse nel gruppo con la più alta variabilità dei livelli di colesterolo, avevano una probabilità di manifestare la patologia superiore del 60% rispetto a persone con livelli di colesterolo più stabili. È inteso che si parla di colesterolo LDL (cattivo), senza evidenze associative invece tra l’HDL (buono) o trigliceridi e demenza.

Fonte

Zhou Z, Moran C, Murray AM et al. Association of year-to-year lipid variability with risk of cognitive decline and dementia in community-dwelling older adults. Neurology, 2025, Issue 104 (4). Doi: https://doi.org/10.1212/WNL.0000000000210247

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